Se qualcuno oggi mi chiedesse “Che rumore fa, la felicità?“” io risponderei che ha il suono gentile e garbato della voce di un volontario: un suono capace di raccontare la situazione drammatica di povertà e di sofferenza che oggi stanno vivendo moltissime famiglie con verità e schiettezza, ma senza mai utilizzare toni drammatici nè pietosi.
Sembra un paradosso, ma non è così: le voci dei volontari raccontano storie spesso crude, di profondo disagio e sofferenza, ma non sono mai disperate, anzi: traspare dai toni quasi un senso di gratitudine per l’esperienza che stanno vivendo, ci raccontano la gioia di esserci e di potere fare qualcosa per gli altri.
Qualche giorno fa abbiamo raggiunto al telefono un volontario doc, Pino Sclafani, Presidente dell’Associazione di Volontariato Cuore che vede, che da 10 anni a Palermo è impegnata in attività educative, di contrasto alle povertà e di promozione sociale con i bambini e le famiglie dei quartieri di Sperone, Brancaccio e Romagnolo.
La voce di Pino sembra accarezzare le storie delle tantissime famiglie che da quando è iniziata l’emergenza, si sono rivolte allo sportello famiglia e centro di ascolto di via Giuseppe Cirincione, a Brancaccio: ci racconta di come lui insieme ad una decina di volontari della sua associazione, ogni mattina, da quando Palermo è piombata in una crisi che qui, ancor prima che sanitaria, è economica e sociale, aprono la saracinesca di quella che definiscono la “centrale”: circa 50 persone, ogni giorno, chiedono il loro supporto, perchè l’associazione collabora con il Comune di Palermo per facilitare i cittadini bisognosi nel fare richiesta dei sussidi previsti per fronteggiare l’emergenza.
E’ un’ondata di richieste, ci racconta Pino, ed il loro compito, ancor prima di prestare aiuto per la compilazione delle domande o per la risoluzione delle mille difficoltà burocratiche, è quello di ascoltare: ascoltano le storie di disagio “molte famiglie hanno componenti agli arresti domiciliari“, di povertà “tanti che lavoravano in nero, oggi non hanno più nemmeno una piccola fonte di guadagno, come quel papà di 3 figli rimasto senza lavoro…”, di rabbia “non capiscono perchè non riescono ad accedere agli aiuti, perchè questi ritardino, sono demoralizzati e non credono nelle promesse di aiuto”.
Ascoltano e piano piano trasformano quell’ondata di rabbia, di dolore e di sofferenza, in sollievo e coraggio: sollievo, perchè chi si sente accolto, ascoltato e compreso, capisce di non essere più solo, trova dei punti di riferimento, qualcuno che è disposto ad aiutare senza nessuna pretesa di contraccambio nè secondi fini; le persone ritrovano fiducia, e non solo nell’altro, ma anche nell’amministrazione, che spesso è percepita quasi come un nemico, come un ostacolo alla soddisfazione dei propri bisogni, e che invece riacquista ai loro occhi un nuovo valore.
Ma l’associazione Cuore che Vede non si è fermata a questo tipo di aiuto: se la mattina i volontari sono impegnati nelle attività di sportello, nel pomeriggio e la sera, si dedicano alla distribuzione di generi di prima necessità per le tantissime famiglie a rischio o già in stato di povertà: l’utenza servita dall’associazione è aumentata notevolmente, i “nuovi poveri” sono molti di più.
Dalla sede di Via Pigafetta, allora, e dalla Parrocchia San Giovanni Bosco, partono ogni giorno pacchi di alimenti destinati alle famiglie e ai senza fissa dimora. E’ nei giri notturni per le strade di Palermo che i volontari hanno conosciuto Marco e la sua compagna, una coppia di persone gentilissime e rispettose che dormivano sotto Porta Felice: anche con loro si è instaurato un bel rapporto di fiducia, sono stati accompagnati a dormire in un posto più riparato e ricevono gli aiuti che l’associazione, grazie alla collaborazione con la Caritas Diocesana, il Banco delle Opere di Carità e le donazioni di alcuni privati, riesce a portare.
E come se non fosse già tanto, l’associazione offre un’altra forma di assistenza:grazie anche al supporto dei Servizi in emergenza messi a disposizione dal CeSVoP, gestiscono una attività di preparazione di pasti caldi da distribuire ai senza casa.
Pino ci racconta tutto questo e ce lo immaginiamo sorridere all’altro capo del telefono, felice di poterci essere, di poter offrire questo servizio ai più bisognosi.
Il rumore della felicità, oggi, è il suono della voce di Pino, che racconta una bellissima storia di solidarietà e di amore che non vuole fermarsi: “Ora dobbiamo continuare, andare avanti, non possiamo permetterci anche noi di illudere le persone per poi deluderle, sarebbe un tradimento“. Siamo certi che Pino continuerà a raccontare la storia di solidarietà della sua associazione ancora per molto tempo…